A Cura del Dott.Luigi Casiraghi
(Questo articolo è del Dott. Vincenzo Caporaso, co-autore del booklet “Gestione dei rischi psicosociali e benessere organizzativo – Luigi Casiraghi e Vincenzo Caporaso)
È noto da molto tempo che, in alcuni casi, l’inizio di una malattia somatica è preceduto da avvenimenti caratterizzati da particolare potenzialità stressante per l’individuo, ma solo negli ultimi anni il problema è stato sottoposto a indagine sistematica con metodi obiettivi. Oggi, lo studio dei rapporti tra eventi stressanti e malattia è condotto con due strumenti principali, denominati rispettivamente SRE (Schedule of Recent Experience) e LES (Life Experience Survey). Entrambi gli strumenti sono costituiti da liste standardizzate di avvenimenti esistenziali stressanti, ma la SRE attribuisce a ciascuno di tali avvenimenti un ‘peso sociale’ o medio, mentre il LES valuta il ‘peso individuale’ espresso dalla valutazione soggettiva dell’impatto dell’evento su ciascun individuo. Tali strumenti permettono di avere una valutazione quantitativa e seriata nel tempo dello sforzo di riadattamento richiesto a ogni soggetto in conseguenza dell’azione di vari eventi stressanti.
Si è visto che l’inizio di molte malattie somatiche è preceduto da un aumento dei punteggi di stress esistenziale così calcolati. Infarto e malattie coronariche sono stati i settori più studiati, ma sono disponibili anche dati relativi a malattie respiratorie, malattie reumatiche, malattie gastrointestinali e disturbi psichiatrici. Sono anche disponibili alcuni dati relativi alle correlazioni positive tra punteggi di eventi stressanti e generica tendenza ad ammalare, e dati che depongono per un possibile rapporto tra quantità di eventi stressanti e attivazione catecolamminica.
Ma i dati più significativi provengono dagli studi che tengono conto del vissuto soggettivo dell’avvenimento; è stato visto infatti che l’analisi contemporanea degli avvenimenti considerati come negativi e di quelli considerati come positivi nella vita del paziente permette una migliore discriminazione tra gruppi di malattie somatiche e psichiatriche. I fattori che condizionano la reattività psicobiologica individuale agli eventi esistenziali sono comunque molteplici; tra di essi assumono particolare rilievo la reattività emozionale di base, il ricordo di avvenimenti simili, le associazioni simboliche con altri eventi traumatizzanti pregressi e la rete dei rapporti interpersonali attuali.
Dallo stress alla malattia
Fonte: (P. 1979) Paolo Pancheri “Stress Emozioni Malattia - introduzione alla medicina psicosomatica” – Mondadori
Sia nella letteratura scientifica sia nel linguaggio corrente, il termine stress è stato ed è usato in modi diversi, spesso in contrasto e in conflitto tra loro. Assai frequentemente il termine stress è usato come sinonimo di stimolo nocivo. In questo caso, esso è riferito a un ampio spettro di stimoli, esterni o interni, che agiscono sull’individuo a livello psicosociale, intra-psichico, biofisiologico e fisico con particolare intensità o per periodi di tempo particolarmente prolungati. Si parla in questi casi di “stress sociale”, di “stress conflittuale”, di “stress da malattia”, di “stress fisico” e così via. Il termine, usato in questa accezione, non tiene conto della reazione dell’organismo allo stimolo, anche se talvolta essa è considerata implicitamente.
Spesso, il termine stress è associato a una particolare condizione di stimolo-risposta caratterizzata dalla presenza di una stimolazione particolarmente intensa o prolungata, e da una serie di reazioni sia psicologiche che fisiologiche, espressione della resistenza e della difesa dell’organismo contro le forze che vogliono mutare le condizioni di omeostasi precedenti. Anche questo uso del termine associa una potenzialità patogena allo stress, ponendo l’accento non solo sullo stimolo, ma anche sulle modalità di risposta dell’organismo. Lo stress, infine, è stato considerato come una risposta fisiologica e psicologica complessa a una serie eterogenea di stimoli fisici, biologici o psicosociali, interni o esterni all’organismo. In questa prospettiva, che ha dimostrato di essere la più utile in psicosomatica sia a livello teorico che clinico, l’interesse è completamente spostato sulle modalità reattive dell’organismo, viste nel loro duplice aspetto difensivo e patogeno.
L’estrema diffusione del termine stress, sia nella letteratura medico-biologica sia nella letteratura psicologico-psichiatrica, testimonia comunque, al là delle controversie nel significato del termine, dell’importanza di un concetto che esprima la reazione e la resistenza dell’organismo nei confronti di agenti che esercitino una pressione o una richiesta su di esso.
Hans Selye ha avuto il merito, per primo, di dare una definizione univoca del concetto in modo organico in una teoria generale della malattia che ha profondamente influenzato la biologia e la medicina degli ultimi venti anni. Benché le concezioni originarie di Selye (Selye 1956) (H. 1936) siano state, negli ultimi anni, sottoposte a numerose analisi critiche da vari autori e dallo stesso Selye esse fondamentalmente non si sono modificate, e possono ancora oggi essere usate come un utile modello interpretativo per lo sviluppo di malattie somatiche in conseguenza di agenti sia fisici che psicosociali. Un notevole interesse è poi rivestito dallo studio dei possibili meccanismi che mediano i rapporti tra stressor e reazione immunitaria: la scoperta nelle cellule del sistema immunitario di recettori per i mediatori specifici del SNV (noradrenalina e acetilcolina) suggerisce la possibilità di un intervento diretto del sistema neurovegetativo. Inoltre, gli studi condotti con corticosteroidi di sintesi e i dati ricavati dallo studio endocrino dello stress fanno pensare, in certe situazioni di immunodepressione, all’intervento degli ormoni della corteccia surrenale.