Il 25 novembre di ogni anno si celebra la giornata mondiale contro la violenza alle donne. Il fenomeno della violenza alle donne ha dimensione di grandi proporzioni; secondo le indagini di effettuate dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione mondiale della sanità si stima che una donna su tre subisca violenza nel corso della vita; la preponderanza delle violenze alle donne è agita da uomini in ambito domestico.
Il 25 novembre del 1960, le tre sorelle Mirabal furono assassinate nella Repubblica Dominicana per il loro impegno politico contro l’allora dittatore Trujillo. Le sorelle, conosciute col soprannome di “Farfalle”, diventando così il simbolo, l’atto d’accusa nei confronti del fenomeno della violenza alle donne. Il 25 novembre è stato proclamato “Giornata internazionale contro la violenza alle donne” in occasione della prima conferenza latinoamericana a Bogotà, in Columbia e, nel 1999 la 54° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 54/134 con la quale dichiarava ufficialmente il 25 novembre Giornata internazionale contro l’eliminazione della violenza alle donne.
Conosciuta anche come Giornata del nastrino bianco, la campagna di sensibilizzazione nazionale contro la violenza sulle donne rappresenta l’opportunità, per i governi, per le imprese e la società civile per riflettere su un problema che affligge molte persone nel mondo.
Era il 6 novembre 1989 quando un giovane di 25 anni massacrò con un fucile 14 studentesse della facoltà di ingegneria dell’E’cole Polytechnique di Montrèal. In seguito a questo grave fatto di cronaca, ordito appositamente contro giovani donne, un gruppo di uomini decise di assumersi la responsabilità di esortare altri uomini a parlare della violenza che colpisce l’altro sesso dando vita ad iniziative attive per contrastare il fenomeno.Questi uomini decisero di indossare un nastro bianco quale simbolo dell’opposizione degli uomini alla violenza contro donne. Il fiocco bianco è oggi riconosciuto come l’impegno personale maschile a “non commettere mai, a non tollerare mai, e, soprattutto, non rimanere in silenzio di fronte alla violenza contro le donne”.
La vita di molte ragazze e di molte donne continua a essere spezzata, le loro capacità intellettive e affettive brutalmente compromesse. Il femminicidio per ‘amore’ di padri, fidanzati o ex mariti è una vergogna senza fine che continua a passare come devianza di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura, avallando la tesi che si tratti di qualcosa di ineluttabile, mentre stiamo assistendo impotenti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del corpo delle donne.
I numeri sono impressionanti:
- Oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale e psicologica nella loro vita
- La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall’ambito familiare
- Oltre il 94% non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l’età media delle vittime: un milione e 400mila ha subito uno stupro prima dei 16 anni
- Solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un ‘reato’, mentre il 44% lo giudica semplicemente ‘qualcosa di sbagliato’ e ben il 36% solo ‘qualcosa che è accaduto’. (dati Istat)
- Secondo un valutazione dell’Unicef, tra il 20 ed il 50% delle donne in Europa ha subito delle violenze. Il sistema della prostituzione coinvolge poi, in Europa, 500.000 donne, vittime della tratta e provenienti prevalentemente dall’Europa dell’Est e dall’Africa.
Quindi il 25 novembre più che una festa, sarà un urlo di dolore. Spesso di fronte all’organizzazione di giornate di questo tipo, la sensazione è di non poter o saper contribuire in prima persona, nonostante si condividano i principi ispiratori dell’iniziativa. Di sentirsi piccoli, di pensare che il problema sia più grande di noi, al di fuori della nostra portata. E se anche si vuole fare qualcosa, non si sa da che parte iniziare a far sentire la propria voce.
Partecipare “all’urlo” del 25 novembre si può, in modo nuovo, attraverso nuove forme di comunicazione. Lo propone Intervita, organizzazione non profit che opera a tutela dei bambini e delle donne che, in occasione del 25 novembre 2012 ha lanciato l’iniziativa “Siamo pari” che prevede, tra le altre attività,anche la partecipazione al Wall of Rights. Che cos’è il Wall of Rights? Molto semplicemente un invito a raccontare con uno scatto fotografico il diritto per noi donne che vorresti fosse più rispettato. Si tratta di un gesto facile, immediato, breve, un semplice clic, ma che rappresenta un importante contributo per farci ascoltare! Sei pronta a fotografare il tuo diritto?
Per maggiori informazioni visita: http://www.intervita.it/IT/condividiamo/news/24_ottobre_-_contest_fotografico.aspx