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Personalità e tolleranza allo stress

A Cura del Dott. Luigi Casiraghi



Dalla metà del Novecento la psicosomatica si è imposta, come scopo principale, quello di individuare delle caratteristiche psicologiche specifiche che potessero essere considerate come veri e propri fattori di rischio nei confronti delle malattie. Da queste ricerche sono emersi dati molto interessanti su ciò che concerne il rapporto tra la personalità e la tolleranza allo stress; in particolare è stato possibile suddividere i comportamenti umani in due gruppi, definiti Tipo A e Tipo B (Rosenman Ray 1959). Gli individui appartenenti al Tipo A sono quelli più esposti allo stress, e presentano una maggiore probabilità di soffrire di qualche disturbo sia fisico sia psichico dovuto alla pressione di eventi stressanti. Essi sono, per esempio, molto vulnerabili nei confronti delle malattie cardiovascolari (infarto, ictus, ipertensione etc.). Coloro che appartengono al Tipo B invece, manifestano una più elevata capacità di fronteggiare situazioni potenzialmente stressanti, rendendo di conseguenza minore il rischio di ammalarsi. La differenza tra le due tipologie non dipende tuttavia dal fatto di possedere due diverse e ben definite strutture di personalità, quanto al modo in cui è organizzata la risposta a situazioni stressanti.
Comportamento di tipo A
• Competitività spinta e diffusa a tutti gli aspetti della vita. Tendenza alla sfida e alla lotta.
• Aggressività (spesso repressa) presente costantemente in tutte le interazioni personali e sociali.
• Impazienza, insofferenza per i diversi ritmi altrui e per l’insufficienza degli altri.
Tensione muscolare, discorso “esplosivo”, iper vigilanza, difficoltà al rilassamento.
• Tendenza a voler fare e ottenere un illimitato numero di cose in un limitato periodo di tempo.
• Necessità spinta di avere costantemente il controllo totale nelle situazioni.
Stimolo all’acquisizione di cose, oggetti, beni e in generale al consumo.
• Spesso fumo, alcool, attività orali ripetitive.
• Poca attività fisica.
• Pochi interessi alternativi al lavoro.
• Alimentazione irregolare e eccessiva.
Comportamento di Tipo B
• Competitività selettiva e proporzionata alla reale importanza degli obiettivi da raggiungere.
• Aggressività “fisica” indotta da stimoli adeguatamente frustranti. Aggressività di base ridotta.
• Capacità di adeguarsi e di tollerare la diversità degli altri e i loro differenti ritmi.
• Rilassamento muscolare, discorso tranquillo, vigilanza “fasica” facilità di rilassamento.
• Tendenza a proporzionare le cose da fare e da ottenere in rapporto al tempo disponibile.
• Ridotta importanza dell’avere costantemente il controllo in tutte le situazioni.
• Relativa indifferenza al consumo e all’acquisizione di cose inutili.
• Fumo e alcool molto limitati.
• Attività fisica.
• Interessi alternativi al lavoro.
• Alimentazione controllata.
Le persone che possiedono le caratteristiche del Tipo A sono anche quelle che risentono in misura maggiore dello stress lavorativo. Infatti, le pressioni lavorative, le scadenze, il sovraccarico, le difficoltà con i colleghi, le richieste lavorative cui è difficile rispondere possono incidere profondamente sui modi con cui una persona percepisce e considera il proprio lavoro. Sentirsi sotto grave tensione costituisce un esito negativo, mentre sentirsi sfidati e in grado di rispondere a tali sfide rappresenta un risultato positivo. In altre parole, l’impatto degli stressors lavorativi e la risposta personale sono modulati da come la persona stessa percepisce i fattori di stress. Non è semplice giudicare il concreto impatto dello stress nelle situazioni lavorative, tuttavia alcune stime suggeriscono che circa la metà dei giorni lavorativi persi negli Stati Uniti per assenteismo, sono collegati a stati di stress (Rosch 1990).
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