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SUSHI E NON SOLO SUSHI..


A cura del Cavaliere Carlo Aguzzi Sommelier


Mi è sempre piaciuto “andar per vini”, alla ricerca di nuovi sapori, di nuovi profumi, di nuove etichette. E non devo neppure fare molta strada… Nella familiare enoteca di Corso Genova a Milano, ogni volta che varco la soglia, trovo interessanti novità.  Sembra di entrare in biblioteca: i libri negli scaffali sono sostituiti fa bottiglie ben ordinate, i tavoli sorreggono – al posto di polverosi volumi – dolci e golosità da acquolina, dal bancone bicchieri di cristallo ti invitano alla consultazione… pardon… alla “beva” .
Recentemente tra i vini a me sconosciuti ho trovato  l’Oroya. Oroya significa “cesto che trasporta i beni da una parte all’altra del fiume” e nasce dall’idea dell’enologa giapponese Yoko Sato che ha saputo unire la cultura culinaria giapponese a quella enologica spagnola. Oroya è, in sintesi, un vino che nasce nella regione di Castilla La Mancha, da più uve di diversi vitigni: Airen, Macabeo e Moscatel.
La vinificazione è in bianco, con breve affinamento in bottiglia. Il colore è giallo paglierino tenue e brillante. Al profumo si colgono note di mela e pesca, armoniosamente combinate con il sentore floreale tipico del Muscatel. Note che si ritrovano al momento dell’assaggio e per via retronasale. 
E’ un vino perfettamente adatto al Sushi, in quanto riesce a bilanciare ed armonizzare i vari gusti senza sovrapporli: l’acidità del vino è smorzata dagli oli naturali del pesce, le note fruttate di mela e pesca esaltano il gusto delle spezie, i freschi sentori floreali bilanciano il profumo forte delle alghe mentre la vena leggermente abboccata , conferita dal muscatel, bilancia il gusto piccante del Wasabi.
Per chi non ama il sapore del sushi l’enoteca propone ottime confezioni di fegato grasso d’oca  e deliziose gelatine di frutta, con particolare riferimento al quelle prodotte da Livio Pesle.
Livio Pesle, erede di una ottocentesca tradizione di produzioni di vini e liquori, utilizza i vini provenienti dalla propria azienda agricola situata sulle colline di Rosazzo, nei Colli orientali del Friuli, per preparare le gelatine di frutta. Nella preparazione artigianale  delle gelatine il vino (verduzzo, friulano, refosco e picolit) viene bollito molto rapidamente , in modo da poter mantenere al meglio le caratteristiche aromatiche di ciascuna qualità. 
La gelatina di picolit , dal colore dorato, si abbina splendidamente con il fegato grasso d’oca o d’anatra, senza coprire il sapore naturale dei fegati grassi, sia freschi sia cotti al vapore. E’ una gelatina ottima anche per accompagnare formaggi freschi a pasta molle come caprini e tome.
Se in tavola volete portare un gorgonzola o altri formaggi erborinati potrete attingere alla gelatina di verduzzo. Ma vi sono gelatine indicate per pesci, come la gelatina Bishoff, dal gusto di agrumi, zenzero, cipolla, rafano e aneto, nonché gelatine per carni a base di refosco.
Non mi resta che augurarvi buon divertimento e …buon appetito  
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