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“Posti in piedi in paradiso”: una commedia divertente con un amaro fondo di verità

A cura di Marta Giorgi



Venerdì 2 marzo 2012 è uscito nelle sale il film di Carlo Verdone “Posti in piedi in paradiso”, esilarante commedia all’italiana che vuole divertire il pubblico, ma anche farlo riflettere su una situazione ormai tristemente tipica, in Italia e non solo.
I protagonisti sono tre uomini divorziati: Ulisse (Carlo Verdone, che è anche il regista), Fulvio (Pierfrancesco Favino) e Domenico (Marco Giallini). Si tratta di tre personaggi molto diversi, ma accumunati da un matrimonio fallito alle spalle (Domenico più di uno!), figli che crescono ed ex mogli molto agguerrite, che, nonostante gli anni che passano, gridano ancora vendetta attraverso i rispettivi avvocati divorzisti. Così, i tre uomini, si vedono costretti a versare somme sempre più alte alle ex mogli, al punto che si ritrovano con i portafogli vuoti e devono adottare soluzioni drastiche: Ulisse vive nel retrobottega del suo negozio di vinili, Fulvio in un istituto religioso e Domenico nell’imbarcazione attraccata di un amico. Questo equilibrio è troppo precario per poter proseguire ed i tre protagonisti lo sanno bene, così decidono di prendere una casa in affitto e, durante la ricerca della dimora, per una serie di coincidenze, si conoscono. Dall’incontro fortuito, nasce una nuova soluzione, ovvero quella di andare a vivere insieme, dividendo così le spese esorbitanti dell’affitto. Non si tratta di una decisione semplice per i tre uomini, che si conoscono appena e non sono più ragazzini, ma non si vedono alternative migliori all’orizzonte, così la convivenza ha inizio. Stando sotto lo stesso tetto, le incomprensioni non mancheranno e le disavventure saranno all’ordine del giorno. Al tempo stesso però, questi ex mariti ridotti sul lastrico dalle mogli e con una relazione non sempre facile con i figli, riusciranno ad instaurare un rapporto di solidarietà ed amicizia.  Sicuramente, la commedia esaspera le vicende che seguono i divorzi, che fortunatamente nel quotidiano non si rivelano così estreme, o almeno non sempre.
Comunque, attraverso questa serie di situazioni iperboliche, l’intento del regista sembra chiaro: è bene sorridere e sdrammatizzare di fronte a certe realtà, ma al tempo stesso bisogna ricordare che esistono e che non sono da sottovalutare. A tale proposito, è significativo quanto ha dichiarato Verdone in una recente intervista:  “Affrontando il tema, non volevo far pendere troppo la bilancia dalla parte maschile, anche se spesso le sentenze nei confronti dei mariti sono molto severe. Pensavo comunque che la cosa migliore fosse fare semplicemente la cronaca di trenta giorni di convivenza, con le conseguenti situazioni che si sviluppano. La penalizzazione nei confronti degli uomini spesso c’è e me ne accorgo leggendo le lettere di padri separati: c  i si accorge che il dolore più grosso è quello di poter vedere poco i propri figli, e poi c’è anche un problema economico su cui non ci si sofferma abbastanza. E’ una reale emergenza sociale, una nuova categoria di poveri. Riguarda sì il nostro Paese, ma anche un po’ il mondo occidentale in genere”.
Riusciranno i protagonisti a trovare un po’ di pace, quel “posto in paradiso” a cui allude il titolo? Al momento, per loro si prospettano solo “posti in piedi”…
Marta Giorgi
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