A cura di Carlo Aguzzi Sommelier
Brindiamo al nuovo anno che ci parlerà di enogastronomia in senso generale. Perché enogastronomia in senso generale? Perché ormai – scrivendo da più di dodici anni per il giornale (ben 267articoli diversi uno dall’altro) la mia fantasia si è un poco esaurita. Per non ripetermi ho deciso, pertanto, di parlare dei miei appunti di viaggio, delle mie emozioni, delle mie sensazioni che ho registrato sia in Italia sia all’estero. Avremo modo di “assaggiare “ in maniera virtuale specialità gastronomiche e vinicole di varie zone. Perché gustare un prodotto tipico vuol dire riscoprire la storia e la cultura di un popolo.
Il mio augurio è che questi articoli possano costituire un piacevole spunto per conoscere e percorrere le zone della buona tavola, della cultura, del paesaggio. Sia i prodotti tipici sia i monumenti sono opere d’arte nate dalla passione dell’uomo, da salvaguardare come beni che non appartengono solo ad una popolazione ma che costituiscono un patrimonio culturale da condividere.
Iniziamo quindi con un brindisi benaugurante, di benvenuto. Brindiamo con il Cruasè dell’Oltrepò pavese, con il chianti toscano, brindiamo con i grandi vini rossi di valtellina o con i delicati vini bianchi liguri. Brindiamo con i vini meno conosciuti –come il Valcalepio bergamasco o il Pecorino dell’Abruzzo, con i frizzanti vini del San Colombano o con il potente Mandrolisai sardo.
L’importante è pur sempre far saltare i tappi e festeggiare. Ma da dove deriva il vocabolo “brindare” che evoca momenti di gioia, di felicità e di speranza?
Sembra incredibile ma la sua origine è di stampo militare. Si tratta di una espressione tedesca, usata dai lanzichenecchi durante le loro scorrerie: questi forti soldati, indisciplinati e violenti, erano anche potenti bevitori. Alzando i calici in segno di festa erano soliti esclamare “ich bring dir’s”, letteralmente “io lo do a te, io te lo offro”. E gli italiani –che non erano molto in confidenza con la lingua tedesca – cercando di imitarli nella fonetica, finirono con il pronunciare “brindis” . Da questo termine all’italiano “brindisi” (e quindi brindare) il passo è stato breve.
Curioso resta il fatto che nella lingua tedesca il termine brindisi non compare. Si dice semplicemente “trinken” (bere) , parola che è ritornata a noi con l’espressione “trincare” che, tutto sommato, indica piuttosto un bere smodato e non un bere gioioso e festoso.