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SAN COLOMBANO

A cura del Cavaliere Carlo Aguzzi Sommelier



San Colombano è sicuramente una singolare zono vinicola lombarda. Quasi invisibile all’occhio distratto di chi percorre il tratto stradale tra Pavia e Cremona, la collina argillosa di San Colombano si distende – isolata nella pianura – in direzione del Po. Si tratta di un singolare episodio  geologico, una parte di appennino che, per qualche antico sconvolgimento tellurico è finito sulla riva sinistra del Po. Un’altra particolarità è che la collina di san Colombano è zona viticola interprovinciale, con Miradolo e Monteleone in provincia di Pavia, Graffignana e Sant’Angelo in provincia di Lodi e San Colombano al Lambro in provincia di Milano.
I vini che si ottengono hanno molte similitudini con i vini dell’Oltrepò pavese e pressochè identica la base ampelografica che prevede la presenza di barbera, croatina e uva rara (variano solo le percentuali tra loro). Il vino rosso che se ottiene  - vuoi per le caratteristiche del terreno, vuoi per le condizioni climatiche – ha in genere minore struttura e minore presenza di estratto. Questo comporta una limitazione alle capacità di invecchiamento. Il San Colombano  è prodotto nella versione vivace ed in quella ferma. La tipologia vivace è la più diffusa e di più facile impatto. Non di grande struttura e con profumi appena pronunciati è un vino “beverino”, adatto a tutto pasto. Il San Colombano fermo ritengo sia un vino più interessante, anche per merito di alcuni produttori come Pietrasanta, Riccardi, Panigada che hanno reso questo vino più complesso, pieno, avvolgente, grazie all’uso sensato del rovere ed alle tecniche di vinificazione che privilegiano la maturazione delle uve e le estrazioni. Gli abbinamenti ideali con il san Colombano rosso sono il risotto alla milanese con l’ossobuco, i ceci con la testina di maiale, i bolliti, i salumi.  Il San Colombano bianco è composto da uve chardonnay ed altre uve a bacca bianca e si abbina a risotti con le rane, pesce e carni bianche.  Tra le uve vinifcate vi è anche una uva particolare che concorre a formare l’Igt Colline del Milanese: la Verdea. E’ un vitigno a bacca bianca, coltivato fino a sessant’anni fa come uva da mensa, destinata principalmente alla piazza milanese. Era tradizione portare quest’uva  sulla tavola imbandita  per Natale, in segno di buon auspicio e prosperità. Così scriveva Gianni Brera: “la favolosa verdea, uva da piluccare e magari compensare con micca fresca…” . Con l’avvento dell’uva regina ed Italia, la verdea ha perso il ruolo da uva da tavola e così si è pensato a vinificarla. Interessante è il passito di verdea prodotto da un’azienda banina: colore dell’oro, profumi seducenti ed avvolgenti, gusto persistente e delicato.
Mi piace concludere con le parole di Veronelli, altro grande dell’enologia italiana: “… a te amico mio, i vini di San Colombano.. se li seguirai con la stessa passione che mi hanno mosso, ti stupirai anno per anno, e mi darai ragione: godono delle cure di chi sono oggetto e ti ricompensano facendosi sempre più consapevoli e compiuti..”
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