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Il senso di appartenenza

A cura del Dott. Luigi Casiraghi


Quali sono le forze che tengono insieme gli organismi sociali che formano la struttura aziendale ? E’ ovvio che la principale di queste forze è il bisogno primario degli individui di guadagnarsi lo stipendio. Diversamente dalle strutture sociali naturali che sono coese su temi che  fanno riferimento ai sentimenti profondi e ai valori, le strutture sociali aziendali sono invece coese su temi che richiamano il senso di appartenenza alla comunità. Gli appartenenti a questa comunità hanno bisogno delle relazioni con i colleghi di lavoro, con i capi, di partecipare ai rituali aziendali che accompagnano gli eventi, hanno il piacere di riconoscersi nei simboli aziendali, che costituiscono punti stabili di riferimento.
Gli individui appartenenti ad una comunità aziendale hanno il bisogno sociale di sviluppare un elevato numero di relazioni fugaci, che sono molto diverse da quelle  profonde, basate su valori, convinzioni, ideali, che compattano le società. Queste relazioni fugaci sono importanti in termini strumentali, si definiscono sempre più come incontro di interessi reciproci, che non l’incontro di persone e storie, e dei sentimenti che vi sono implicati.
Perciò, per alimentare il senso di appartenenza, stante l’impossibilità di lavorare sui sentimenti profondi, sui quali i collaboratori non sono disposti a scendere a compromessi, bisogna lavorare sulle relazioni fugaci, e troviamo abbondanti esempi di ciò negli eventi aziendali, nei meeting, nelle attività di comunicazione interna delle aziende importanti e famose, nei processi di socializzazione dei nuovi assunti.
Osservazioni pragmatiche 
Il senso di appartenenza di un manager si esprime generalmente nell’orgoglio di ricoprire un ruolo importante in un’organizzazione ancora più importante. Dato che questi manager sono molto orgogliosi di far parte di una tale organizzazione spesso lo ostentano sentendosi gratificati. Si comprende facilmente che un manager di questo tipo, e sono la maggior parte, si comporterà nel modo richiesto, accettando le regole dell’organizzazione, al fine di conservare il proprio status, che di solito è accompagnato da uno stipendio molto interessante.
Il ruolo delle caratteristiche individuali è subordinato alla forza delle pressioni che provengono dall’organizzazione, e si esplicita nelle differenti modalità dell’adattamento. Pertanto qualcuno si adatterà senza fiatare e qualcun altro aprirà interessanti discussioni con i leader dell’organizzazione, e poi, dopo aver analizzato i pro e i contro, dichiarerà che i pro sono decisamente a favore e troverà conveniente adeguarsi. Se qualcuno di questi manager è abbastanza prossimo alla pensione resisterà, dichiarando che i contro sono decisamente superiori ai pro, e finirà di discutere quando arriverà la concessione del sostanzioso bonus per aprire la pratica di prepensionamento. Conosco anche qualche raro caso di manager che hanno resistito a oltranza sulle proprie posizioni, e che ora lavora in uno sgabuzzino del seminterrato.
Per i collaboratori che non sono manager ma semplici impiegati il senso di appartenenza riguarda, anche per loro, l’orgoglio di lavorare per una così potente organizzazione, ma spesso anche le relazioni con i colleghi, con i quali condividono un reciproco star bene insieme. Questo collaboratore sta bene in azienda e perciò è interessato a restarvi il più a lungo possibile, ed è quindi disposto ad adattare i propri comportamenti alle esigenze organizzative, anzi non c’è nemmeno bisogno di chiederlo, l’adattamento alle esigenze è dato per scontato, basta che possa continuare a frequentare il gruppo dei colleghi che la pensano allo stesso modo.   

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