A Cura del Cav. Carlo Aguzzi
Sono sempre stato un goloso. Non l’ho mai negato e penso non potrei ritrattare nemmeno di fronte ad un plotone di esecuzione….
Biscotti, torte, cioccolati, budini e creme e mi hanno sempre intrigato. Così, quando compaiono pubblicazioni interessanti come quello edite da Slow Food mi butto a capofitto nella loro lettura, mi appunto le ricette , le specialità, i luoghi di produzione. Poi mi dedico alla seconda fase: un pomeriggio, un week end libero e… mi metto in viaggio per conoscere “dal vero” le dolcissime e svariate tipologie.
La zona della Bassa Padana, quella toccata dal “Grande Fiume”, vanta una varietà notevole di dolci, tanti di natura contadina o comunque artigianale, altri legati all’arte pasticcera vera e propria che mantiene tuttavia un legame stretto con il territorio.
Amaretti di Sant’Angelo. A Sant’Angelo Lodigiano la tradizione degli amaretti risale al 1800.
Sono dolci a base di mandorle, zucchero e cacao , amarene e albicocche originarie della Siria, rigorosamente incartati a mano. Era il dolce tipico che veniva spedito oltreoceano alle suore americane di Maria Francesca Cabrini, originaria di Sant’Angelo e patrona degli emigranti.
L’uso di questi amaretti è molteplice: triturati condiscono la pasta al burro o si usano nell’impasto per i tortelli, nel tiramisù sostituiscono i savoiardi ma è tradizione accompagnarli al mascarpone o intinti nel vino. L’accostamento più indovinato è un vino passito o una vendemmia tardiva. Perfetti con il recioto di Soave o con un moscato passito.
Brasadè. Sono le tradizionali ciambelle dell’Oltrepò Pavese: si tratta di un dolce povero, proveniente dalla cultura contadina. Celebri quelle di Broni (durissime, scottate e passate al forno). Vengono infilzate una ad una nello spago fino a formare una specie di collana simile a quelle polinesiane. L’origine del nome risalirebbe al Medioevo ed il nome dialettale deriva dal volgare “Brazo” braccio. I servitori, infatti, con un braccio servivano il vino e, con l’altro, infilzavano le ciambelle. A proposito di vino l’accostamento è perfetto se serviamo il Sangue di Giuda, prodotto in alcuni comuni dell’Oltrepò pavese: vino rosso, frizzante, dal colore rubino e dai profumi di piccola frutta di bosco.
Sbrisolona. E’ forse il dolce più noto di Mantova. Fatto con farina gialla e bianca, mandorle tritate , strutto, zucchero e uova. E’ una torta durissima da tagliare con il coltello, ma friabile tanto da lasciarsi spezzare con le mani. “brise” sono infatti le briciole, grandi o piccole, che si formano al tentativo di taglio. E’ ottima se spruzzata di grappa. In questo caso niente vino in accostamento, ma una profumata grappa, magari di chardonnay o, meglio ancora, una stravecchia di moscato come quelle prodotte nelle colline dell’oltrepò pavese