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CINQUE TERRE AMORE MIO

A cura del Cav Carlo Aguzzi



Nel medio evo il nome “terra” designava il borgo. E proprio dal numero dei paesini che sorgono a ridosso di questo pezzo di costa rocciosa ligure che deriva il nome Cinque Terre. Un angolo di Liguria dove generazioni intere hanno lavorato per creare un’architettura paesaggistica con terrazzamenti a picco sul mare sorretti da più di 700 chilometri lineari di muretti a secco, sapientemente messi in opera senza alcun legame cementizio per ricavarne dei fazzoletti di terra coltivati a vigneto e degradanti fino a lambire il mare.
Riconosciute nel 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, le Cinque Terre sono anche Parco Nazionale ed Area Marina Protetta. Partendo da Genova ilo primo paesino che si incontra è Monterosso al mare, l’unico borgo con spiaggia e passeggiata a mare. Vernazza si raggiunge poco dopo: è protetta naturalmente dalle insidie del mare da un promontorio roccioso ed è l’unico approdo sicuro delle Cinque Terre. Terso paesino è Corniglia, la sola a non essere sul mare ma adagiata su una collina circondata da vigneti ed ha un fascino tipicamente campestre. Manarola e Riomaggiore , aggrappati alla roccia, con le case affacciate sul mare, sono dei cinque paesi i più tipici e salvaggi. L’interesse enologico di questo tratto di costa si concentra nelle immediate vicinanze di La Spezia dove, attorno al nucleo storico della Doc Cinque Terre si sono aggiunte le produzioni “Colline di Levanto” da una parte e “Colli di Luni” dall’altra (quest’ultima condivisa con la Toscana) per formare un cospicuo distretto vinicolo. Una delle particolarità della viticultura ligure era, fino a poco tempo fa, la grande quantità di vitigni , quasi un centinaio e maggiormente a base di uva bianca. Con l’avvento delle doc le uve e gli uvaggi si sono ridimensionati. Una volta si beveva Buzzetto, Granaccia, Tettavacca, Canavissa, poi sono arrivati dalla Spagna il Vermentino e dalla Toscana il Canaiolo, il Ciliegiolo nero, il trebbiano toscano e la Vernaccia del Chianti. Dei vitigni Bosco ed Albarola non si conosce esattamente l’origine ma sono presenti da secoli su queste terre.
Fra tutti i vini prodotti vorrei citarne un paio, assaggiati recentemente e che mi hanno particolarmente interessato. Il primo è il “Colli di Luni Vermentino doc” dell’azienda Giacomelli di Castelnuovo Magra (Sp). Bellissimo colore paglierino, luminoso, con vivaci riflessi verdolini all’olfatto sprigiona profumi floreali che ricordano la ginestra e l’acacia, lasciando spazio a note di frutta esotica matura. Al gusto si rivela caldo, con buona sapidità e freschezza. Perfetto con una grigliata di pesce di mare, con un tortino di acciughe o con la classica torta Pasqualina si esalta in maniera mirabile con l’aragosta. Il secondo vino proviene da Riomaggiore, dall’azienda Capellini. Si tratta del Cinque Terre 2012. A base di uve Bosco, vermentino, albarola, capellone e brusapajà ha colore giallo paglierino e note olfattive che richiamano il gelsomino e la frutta matura. Pur avendo una buona consistenza alcolica si presenta con buona freschezza e sapidità. Con cosa si abbina? Con le acciughe al verde, con i pesci al cartoccio, con gli involtini di pesce spada o le triglie in guazzetto.
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