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25 gennaio 2012 - BRUXELLES Conciliazione: Lombardia ed Europa

A Cura della Dott.sa Marina Merlini

Case study: l’esperienza regionale svedese e catalana
La presentazione dell’Assessore Boscagli ha fornito quindi una panoramica completa sulle iniziative intraprese da Regione Lombardia in tema di conciliazione, rivolgendo un’attenzione particolare agli aspetti inerenti il processo di definizione delle politiche. L’apporto di una visione comparatistica ha permesso di collocare l’esperienza lombarda nel quadro più ampio delle iniziative europee in tema di conciliazione famiglia-lavoro. A questo proposito, gli interventi di Elizabeth Rahmberg (Servizi Sociali nella municipalità di Lidköping, in Svezia) ed Esther Sànchez (Ministero del lavoro e delle relazioni industriali del governo catalano) hanno arricchito la discussione mostrando due storie di successo, provenienti dal Sud e dal Nord dell’Europa, nell’ambito di politiche pubbliche di conciliazione.
Rahmberg, nella sua posizione di Direttrice del Servizi Sociali nella municipalità di Lidköping in Svezia, illustra i principi ispiratori e i valori fondanti delle politiche di welfare nel paese scandinavo, nonché le principali misure per la loro attuazione: perseguimento di pari opportunità in ambito occupazionale, congedi di maternità obbligatori per entrambi i genitori, servizi di cura per bambini a tariffe calmierate, deduzioni per la cura della casa, centri di counselling familiare e giovanile. A livello locale, quindi, Rahmerg riferisce di come sia stata perseguita una sempre più stretta collaborazione fra la municipalità di Lidköping e le imprese. In particolare, sono stati creati dei canali che assicurino un contatto costante fra la municipalità e le imprese, in modo da garantire quella flessibilità dell’orario e delle condizioni di lavoro che garantisce alle famiglie di raggiungere un sano equilibrio fra vita familiare e professionale. L’attenzione non è stata focalizzata soltanto sui tempi del lavoro – orari flessibili, congedi, ferie – ma anche sulla promozione di attività quali lo sport, la religione, il divertimento e l’istruzione formale. Questi ultimi elementi sono tanto più importanti quanto più si prende il considerazione l’esigenza dei genitori di partecipare attivamente alle attività extra-scolastiche dei figli. In conclusione, i dati Eurostat dimostrano come l’impegno costante nei confronti delle politiche di conciliazione abbia portato a risultati visibili: non soltanto la Svezia gode di uno dei più alti tassi di fecondità in Europa (1.91 figli per donna) ma anche il tasso di occupazione è particolarmente elevato, dal momento che sette donne su dieci lavorano, contro una media europea di 5.8. L’importanza accordata alle varie fasi della maternità e della paternità, da una parte, e alle condizioni lavorative quotidiane, dall’altra, permettono quindi di raggiungere un buon equilibrio in termini di vita lavorativa e vita privata. Tuttavia, Rahmerg ricorda l’esistenza di alcuni gruppi vulnerabili a cui non è ancora accordata sufficiente attenzione. Fra questi spiccano le famiglie con genitori single o divorziati, e le famiglie di immigrati.
Esther Sànchez, conclude il workshop con una presentazione sull’esperienza di successo denominata Temps X Temps, in cui un gruppo di imprese pilota ha contribuito non solo alla ridefinizione dei tempi di lavoro, ma anche alla valutazione degli effetti di molteplici azioni e risorse pro conciliazione. Le 33 imprese coinvolte nella sperimentazione provengono dalla cintura industriale della città di Barcellona, sono di diverse dimensioni e operano in disparati settori. La metodologia ha seguito una strategia in tre fasi: in primo luogo, un’analisi quantitativa e qualitativa ha permesso di giungere a una diagnosi della problematica; secondariamente, l’implementazione è stata caratterizata da una diagnosi e un piano di lavoro personalizzato, accompagnato da supporto di consulenti, sessioni di formazione e networking; la terza fase, infine, ha visto la valutazione, attraverso un’analisi qualitativa e quantitativa, dei risultati del progetto.
La valutazione del progetto pilota catalano, afferma Sànchez, permette di affermare senza remore i benefici dell’implementazione in ambito aziendale di azioni che favoriscano la conciliazione famiglia-lavoro. In particolare, le aziende coinvolte nel progetto hanno sperimentato una maggiore efficienza nella gestione del tempo, un aumento della produttività, una riduzione dell’assenteismo e dello stress e un miglioramento dell’ambiente di lavoro. Inoltre, i lavoratori delle aziende pilota hanno dimostrato un maggior attaccamento aziendale e un aumento della motivazione e della soddisfazione sul luogo di lavoro. Il bilancio dell’attività è sicuramente positivo, tanto da portare all’auspicio di un’estensione del progetto al di fuori dei confini catalani.

Alcuni spunti di riflessione
In tempo di crisi economica e austerità di bilancio, l’attuazione di politiche di conciliazione diventa quanto mai importante, eppure difficile. Politiche certe e di lungo periodo permettono di dare sicurezza alle famiglie nel prendere decisioni importanti, quali sono le scelte riproduttive. Allo stesso tempo, una politica di creazione di posti di lavoro e di risollevamento economico globale è fondamentale per fornire alle famiglie quella sicurezza economica che rappresenta il primo fattore di influenza per le scelte di costruire una famiglia. In tale contesto, il ruolo delle imprese appare fondamentale, considerato anche che una grande parte delle famiglie è composta da entrambi i coniugi che lavorano. La flessibilità sul luogo di lavoro, e soprattutto la sicurezza di poter godere di tale flessibilità, appare essere la strada per assicurare agli individui un miglior godimento dell’equilibrio famiglia-lavoro. D’altra parte, e ciò è valido soprattutto nel contesto italiano, è necessario portare avanti un’iniziativa di sensibilizzazione culturale, grazie alla quale i titolari delle piccole e medie imprese – che rappresentano il tessuto economico lombardo e italiano – comprendano chiaramente i benefici della conciliazione. Termini come telelavoro, job sharing - e la stessa conciliazione - sono parte di un vocabolario spesso oscuro alle imprese italiane, dove è ancora forte la concezione della produttività legata alla presenza fisica sul luogo di lavoro. Infine, appare chiaro come la discussione abbia escluso una molteplicità di soggetti che non appartengono alla concezione tradizionale della famiglia a cui le politiche pubbliche di conciliazione sono solite rivolgersi. Come notato da Linda Hantrais (Loughborough University e London School of Economics) e da Elizabeth Rahmberg, le amministrazioni pubbliche dovrebbero compiere un passo successivo e fornire adeguata protezione anche a famiglie non convenzionali, come famiglie monoparentali, famiglie con genitori divorziati e famiglie immigrate. Infine, è evidente come la problematica della cura ai familiari non possa essere confinata alla prima infanzia. Alla luce dell’invecchiamento della popolazione e della distribuzione dei compiti di cura a carico delle famiglie, è quanto mai necessario ripensare a un sistema di assistenza che prenda in considerazione anche e soprattutto la cura delle persone anziane e dei disabili. Il messaggio del workshop, insomma, è chiaro: considerato il cambiamento strutturale che sta interessando la società, l’economia e lo stato sociale moderni, molti passi volti al perseguimento di un equilibrio famiglia-lavoro sono stati compiuti. Tuttavia, il percorso è ancora lungo e bisognoso di interventi di inclusione e partecipazione sempre più decisi.
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